Marcello Tedesco, Sophie Von K
- a cura di Samuele Menin
- opening 22 novembre 2016 alle 18:88
- fine mostra 13 dicembre 2016
Normalmente si pensa ad una matrice come ad un “modello” entro cui versare un materiale liquido come gesso, resina, gomme, o nel caso di un processo di stampa da inchiostrare. Una pratica con cui ottenere delle copie tutte uguali ed identiche a se stesse. Errato.Niente di più falso. Ogni copia avrà una sua identità e diversità e sarà diversa dalla propria matrice, dal proprio “archetipo” perché cambieranno le condizioni ambientali, la pressione, ecc..
Marcello Tedesco è partito proprio da qui per approcciarsi alla pratica dell’incisione, lui normalmente scultore, ha deciso di riflettere sul ruolo della matrice e della sua riproducibilità portandone allo scoperto i limiti e le potenzialità. Per fare questo ha creato e trattato delle carte normalmente utilizzate in edilizia con acqua, cemento, metalli, ruggini, ottenendo fogli unici e irriproducibili su cui stampare un proprio disegno raffigurante un calice circondato da serpenti.
Un simbolo proposto e riproposto, in mostra, dall’artista, avvalendosi anche di differenti tecniche incisorie, che simboleggiando la forza primordiale “archetipa” della terra della natura protetta e rigenerata dai serpenti diviene rappresentazione della stessa pratica incisoria:
Calice-matrice-creazione della materia
/ serpenti-copie-divulgazione della saggezza
A livello personale questa sua ricerca mi ha portato a riflettere di come ogni aspetto della nostra vita è dettato da una matrice e da delle copie, noi stessi siamo il frutto dell’incontro tra due archetipi un uomo-una donna in cui alternativamente sono sia stampo che sostanza inchiostrante in un processo di riproduzione-duplicazione.
La pratica dell’incisione non è poi così distante dall’atto di dare la vita, di dare amore.
Quindi quale modo migliore per titolare questa mostra se non il nome di Sophie Von K un omaggio voluto rendere da Marcello Tedesco, a Sophie Von Kühn amore prematuramente perso dal poeta tedesco Novalis, un amore mai consumato, un’incisione mai stampata
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