Sviluppa le prime esperienze artistiche con Saro Mirabella, Armando Pizzinato, Giuseppe Scalini e per l’incisione con Tono Zancanaro.
Nello studio di Giuseppe Motti svolge un lungo periodo di confronto e di ricerca pittorica. Per gli artisti che hanno nella stampa uno dei propri mezzi espressivi quello attuale è un momento particolarmente interessante. Alle quattrocentesche tavolette di legno intagliate, ai rami incisi a bulino o acquaforte, alle pietre disegnate – tecniche ognuna con propria espressività e ricca di varianti – altre se ne aggiungono suggerite dalle più moderne tecnologie. Non solo la fotografia, da tempo accolta come linguaggio creativo, ma i procedimenti digitali elettronici si affermano con piena “dignità ” di stampa originale.
Nessuna facilitazione vi è per l’artista in questa proliferazione di mezzi. Al suo talento alla sua sensibilità si impongono anzi maggiori responsabilità e consapevolezza nella scelta del mezzo più adatto a ciò che vuol rappresentare; scelta tutt’altro che indifferente. Non direbbero sicuramente le stesse cose le xilografie di Viani se realizzate in litografia o le acqueforti di Morandi se incise a bulino. Non è fuori luogo questa premessa venendo a parlare di Tano Santoro, artista per il quale l’incisione ad acquaforte non è una scelta occasionale.
Nel suo curriculum si dichiara, per l’incisione, allievo di Tono Zancanaro. Veneto il maestro, siciliano l’allievo, i due artisti s’incontrano a Capo d’Orlando, la cittadina messinese – per anni centro d’arte non solo isolana – dove Zancanaro vagava alla ricerca di una mitica, acerba bellezza greca; ed è significativo che neppure nei fogli giovanili di Tano vi sia una qualche concessione al descrittivo e dall’episodico a testimonianza di una ricerca vissuta in piena autonomia.
Tornando all’iniziale premessa, nelle stampe di Santoro si coglie prontamente la conoscenza del mezzo e la consapevolezza della scelta. Nell’acquaforte ha individuato la giusta lingua e tra i suoi tanti accenti ne ha accentuato uno tutto proprio.
Scorrendo il catalogo dell’opera incisa di Tano Santoro è evidente un’esaltazione del segno come fatto espressivo in sé, sempre meno condizionato alla funzione descrittiva. Non c’è nelle sue incisioni, come nella pittura, nessun annuncio di distacco dalla realtà , ma un modo più penetrante di guardare. Una visione che l’artista fissa e trasmette nelle più recenti incisioni: tre fogli qui riuniti in una cartella. Evidenti in queste tre acqueforti i richiami ai temi della sua pittura senza esserne né studi preparatori o tanto meno ulteriori traduzioni.
La sua opera “Cavalli” ha vinto la 2° Biennale di incisione Giuseppe Maestri 2017
Nasce a Naso (Me) nel 1940 – Dal 1960 vive e lavora a Milano.
27 Ottobre 2024